martedì 27 agosto 2013

I bambini hanno una cosa che si chiama - cervello.

Quanti genitori lo sanno? e quanti sono interessati a sapere cosa succede nel cervello dei loro figli sottoposti a violenze varie quotidiane:
  • ceffoni
  • sculacciate 
  • urla
  • punizioni
  • abbandoni
  • violenza psicologica
  • abusi sessuali, 
  • quando i genitori litigano,
  • quando si separano e litigano e non riescono a pensare al bene dei figli.
.."Il primo studio ha rivelato che quando i bambini sono esposti alla violenza in famiglia, il loro cervello diventa sempre più "sintonizzato" sull'elaborazione di possibili fonti di pericolo, rivelando lo stesso schema di attività cerebrale osservato nei soldati esposti in un combattimento.

"Per questi bambini il miglioramento della reattività di fronte a segnali di una minaccia significativa dal punto di vista biologico, come per esempio la rabbia, può rappresentare una risposta adattativa nel breve periodo, aiutando a tenerli fuori pericolo", ha spiegato Eamon McCrory dello University College di Londra, che ha diretto lo studio. "Tuttavia, può anche costituire un fattore di rischio neurobiologico aumentando in seguito la loro vulnerabilità a problemi di salute mentale, e in particolare a patologie correlate all'ansia".
© Bernd Vogel/Corbisln particolare il nuovo studio ha messo in evidenza che i bambini che hanno subito una documentata esposizione a violenze domestiche, nelle scansioni effettuate con risonanza magnetica funzionale mostrano una risposta atipica a volti arrabbiati o tristi. Quando viene presentato un volto arrabbiato, i bambini con una storia di abusi sperimentano un'intensa attività nell'insula anteriore e nell'amigdala, regioni coinvolte nella rilevazione delle minacce e nell'anticipazione del dolore. McCrory sottolinea che il cambiamento osservato in questo studio non riflette danni al cervello, ma modelli funzionali di adattamento a un ambiente ricco di stimoli pericolosi. 
Risultati ancora più drastici emergono però dal secondo studio, che ha esaminato 42 soggetti adolescenti abusati o trascurati e rilevato, grazie a scansioni di risonanza magnetica strutturale, nella corteccia prefrontale, nello striato, nell'amigdala ma anche nella corteccia associativa sensoriale. Anche se i soggetti non soffrivano di alcun disturbo psichiatrico diagnosticato, ha detto Hilary Blumberg, dello Yale Child Study Center, "ci troviamo di fronte ad adolescenti che pur non manifestando alcuna malattia diagnosticabile, mostrano ancora segni fisici del maltrattamento. Questo potrebbe contribuire a spiegare la loro difficoltà nelle prestazioni scolastiche e l'aumento della loro vulnerabilità alla depressione e a difficoltà comportamentali..."

venerdì 16 agosto 2013

Cresciamo tutti nelle mani feminili!

... ma continuiamo ad acusare gli uomini per tutto il male di questo mondo.
Gli uomini sono violenti con le donne, perche' le madri ed altre donne sono state violente con loro una volta quando loro erano piccoli.
Mi potete presentare i vostri calcoli diversi, con chi siamo cresciuti, da chi, per la prima volta nella nostra vita, abbiamo subito ed imparato la violenza ?

Il mio  calcolo semplice e logico e' seguente:
  • 9 mesi nel grembo materno
  • i primi mesi ed anni di vita si passa con la madre, aiutata e sostenuta da altre donne: propria madre, suocera, sorella, cognata, cugina, amica o tata.
  • poi se deve ritornare al lavoro fuori casa le stesse donne si occupano del suo figlio/la figlia.
  • poi abbiamo asilo nido e scuola materna
  • poi scuola elementare e le medie.
Quanti uomini lavorano in quelle istituzioni? Quanti uomini aiutavano le donne a crescere i figli nel passato e quanti lo fanno oggi?

lunedì 12 agosto 2013

Triste verita' sulle madri.

.."Ci hanno riempito la testa con l’immagine indistruttibile ed indiscutibile dell’amore materno. Ci hanno propinato come unica certezza affettiva, nella vita, l’amore materno. 
Ci hanno convinto che l’unico vero affetto che non tradisce e non abbandona mai è quello dell’amore materno. L’arresto della madre del piccolo Samuele, se venisse confermata la sua colpevolezza, sarebbe solo l’ultimo di tanti avvenimenti che smascherano questa teoria, questa pia illusione in cui l’uomo-bambino ha avuto ed ha bisogno di credere. Non c’è dubbio che certi gesti si compiono in condizioni di salute mentale, in genere, alterata, ma vi sono anche madri che abbandonano i propri figli nei cassonetti, accettiamo anche per loro una salute precaria, ma allora questo amore materno non è così assoluto e al di sopra di tutto. 
E’ bene che uomini e donne si confrontino su questo tema, per maturare, crescere ed avere un rapporto adulto tra di loro. Se il padre è stato troppo assente negli ultimi decenni, la madre è stata troppo onnipotente nel considerarsi unica portatrice di un amore unico, e ciò non è vero. 
Quando la madre si convince di doversi immolare in nome di questo amore assoluto, si danneggia e finirà per odiare il figlio, anche se può non esserne cosciente, il quale diventa colui che le impedisce di vivere la sua vita. Sarebbe liberatorio per le madri riconoscere che questo decantato amore in realtà non esiste nei modi in cui è stato descritto, tutti noi dobbiamo accettare questa realtà per uscire dalla dimensione della Grande Madre castrante, rappresentata nell’antichità dalla dea Cibele. 
Questo percorso è importante per la donna perché le permette di incontrare l’uomo sulla base di un amore maturo senza volontà di dominio, per l’uomo perché così incontra la propria identità maschile, evitando la castrazione simbolica, ed imparando a non santificare o demonizzare la donna bensì ad amarla come un essere umano. 
Ma non è facile. Vedo molte resistenze nei miei pazienti, uomini e donne, a riconoscere che la propria madre non è stata come lei si descrive o come loro l’hanno voluta immaginare. “ I bambini sono grati all’adulto che legge loro storie di streghe “, scrive Robert Bly, “ dimostrando loro che non sono pazzi quando vedono che la propria madre, considerata da tutti amorevole, a volte ha una faccia da strega, e ogni bambino sa di essere troppo piccolo per poterci fare qualcosa”. 
L’amore materno e quello paterno sono realtà che esistono solo se esistono realmente, non sono scontati, e rappresentano comunque espressione di esseri umani che, in quanto tali, sbagliano, non sono perfetti e hanno i loro problemi. Volere a tutti i costi imporre un’immagine angelica della madre è molto pericoloso; la madre spesso non vede i bisogni reali del bambino ma chiede al bambino di soddisfare i suoi:” devi andare bene a scuola, devi mangiare, devi essere buono, devi riconoscere che quello che faccio è per il tuo bene etc.etc.” 
Ciononostante viene sempre data l’immagine della madre che ama di un amore infinito ed eterno, qualunque cosa faccia il figlio. Ma questa è un’illusione creata per rivestire di felicità l’eterna paura dei bambini di non essere amati. Mi auguro che questo mito illusorio possa essere trasformato in qualcosa di più aderente alla realtà umana e non ai sogni.  
Mi auguro che la figura della madre sia vista nella sua realtà e non come un emblema intoccabile e sacro, ne vediamo i danni nei rapporti tra uomo e donna. 
Siamo profondamente addolorati per i tanti bambini che sono stati traditi proprio da quel tipo di amore materno, in cui li avevano fatti credere..."   
Dott. MARCO LOMBARDOZZI | LOMBARDOZZI.IT

La pedofilia rosa - PARTE II.

..."Le pedofile, statisticamente sono piu rare degli uomini: secondo stime approssimative, che si rifanno ai soli dati ufficialmente pervenuti alla magistratura o ai servizi sociali, solo il 5-7% degli abusi é stato perpetrato da una donna. Se però andiamo a vedere le storie personali dei pedofili, scopriamo che il
78% dei maschi pedofili riferisce di avere alle spalle storie di abuso agite da figure femminili e in particolare da madri. (L. Petrone, M. Troiano, 2005). Questo dato, ci fa intuire che dietro le statistiche si cela una realtà ben diversa da quella ufficiale. - dal sito sopra centro documentazione violenza donna..."


La pedofilia rosa - PARTE I.

“La pedofilia è anche donna”. Una frase questa, che scuote le nostre sicurezze più profonde lasciandoci perplessi e attoniti, quasi sbalorditi ed increduli; forse perché al termine “pedofilo” si associa automaticamente la figura di un uomo. In realtà la pedofilia riguarda sia uomini che donne: in Italia, su cento adulti che abusano di bambini, cinque sono donne.

La pedofilia al femminile, come quella maschile, può celarsi all’interno delle mura domestiche o “sfamarsi” all’esterno.

Ma allora perché non se ne parla?

Su questo argomento se ne sa davvero poco e poco è stato scritto in merito: è un tipo di abuso poco studiato e conosciuto. Parlare di donne pedofile non risulta né comune né semplice: è come se questo argomento fosse avvolto da una corazza protettiva costruita, prima fra tutti, dalla società e poi da noi stessi.

Esistono, infatti, delle potenti “barriere” nelle coscienze di ciascuno di noi che ostacolano e impediscono il riconoscimento della donna come una potenziale e probabile abusante di bambini. Accostarsi a questa tematica non è molto semplice poiché i dati, di fatto, ci portano a dover ammettere la possibilità che proprio coloro che dovrebbero essere portatrici del rassicurante istinto materno (e quindi difendere, curare e amare la propria prole) si rendano autrici di abuso su minori.

Questa “negazione collettiva” è rinforzata dalla presenza di stereotipi che caratterizzano tutte le culture e le società: alla donna continua ad essere attribuito il ruolo del più “debole” attribuendole maggiore sensibilità, orientamento verso funzioni di cura e accudimento, marcata attenzione verso l’affettività e la tenerezza. In alcuni casi, qualora l’abuso da parte di una donna dovesse uscire allo scoperto, esso gode di una valutazione basata sulla credenza che una madre, che ha il compito di proteggere, stia semplicemente prolungando, forse in maniera insolita, ma non colpevole, il suo precedente ruolo protettivo.

Cause scatenanti la pedofilia femminile possono essere la separazione, l'abbandono, la perdita o un’esperienza di abuso: tutti eventi che sono stati vissuti in modo traumatico e che, soprattutto, non sono stati elaborati e quindi risolti. Una delle conseguenze più importanti di un trauma non risolto è, in realtà, la coazione a ripeterlo.

E’ notevolmente difficile tracciare un quadro esaustivo della pedofilia al femminile, ma si potrebbe iniziare, cercando di fare una prima distinzione tra pedofilia femminile intra-familiare e pedofilia femminile che si manifesta al di fuori delle mura domestiche. Quest’ultima è comparsa, all’incirca, intorno agli anni ’70 quando donne americane e canadesi, per lo più divorziate e vedove, favorite dall'emancipazione economica, hanno iniziato a recarsi verso spiagge lontane alla conquista, soprattutto, dei "beach boys", ma anche delle "beach girls" che potevano farle sentire “regine per una notte” con soli 100 dollari. La pedofilia femminile intra-familiare invece, che si nutre di segreti, rapporti pericolosi, sentimenti di amore e odio, è molto più difficile da identificare e scoprire perché celata spesso dietro gesti di accudimento abituali.

Nell'anamnesi di pazienti maschi, molto spesso emergono madri che continuano a fare il bagno a figli adolescenti o che spingono, in assenza del padre, il figlio ormai adulto a dormire nel letto matrimoniale.

Nel volume “E se l’orco fosse lei”, Loredana Petrone e Marco Troiano, indicano sei tipologie di pedofilia al femminile:

•La pedofila latente - La donna nutre una morbosa attrazione nei confronti dei bambini, ha fantasie erotiche ma non arriva ad agire. Questo perchè, pur avvertendo sin dall’adolescenza la propria attitudine morbosa, le norme morali che le sono state inculcate la rendono consapevole del fatto che le sue pulsioni non sono socialmente accettabili e per questo motivo le nasconde.

•La pedofila occasionale - La donna, pur non avendo pesanti distorsioni psicologiche, in situazioni particolari, come ad esempio nel corso di viaggi all’estero, soprattutto in Paesi con un forte tasso di turismo sessuale (come Cuba o la Thailandia), si lascia andare ad esperienze sessuali trasgressive. Si tratta, in genere, di donne di età compresa tra i 40 e i 50 anni, con un livello socio-culturale medio-alto, single o divorziate.

•La pedofila immatura - La donna non è mai riuscita a sviluppare normali capacità di rapporto interpersonale con coetanei, manca di una sufficiente maturità nella sfera affettiva ed emotiva e pertanto rivolge le sue attenzioni al bambino, dal quale non si sente minacciata. Questo tipo di pedofila, di solito, non ha comportamenti aggressivi ma di tipo seduttivo e passivo.

•La pedofila regressiva - La donna, ad un certo punto della sua vita, inizia ad avvertire un senso di inadeguatezza a convivere con gli stress quotidiani, e questo la porta a regredire nella fase infantile, iniziando così a rivolgere il suo interesse sessuale verso i bambini, sentendosi essa stessa bambina.

•La pedofila sadico-aggressiva - La donna manifesta spesso un comportamento schivo e antisociale, trae piacere nel provocare il dolore e, alle volte, la morte della sue piccole vittime. Alla base di questo comportamento distruttivo c’è sempre un background di aggressività, frustrazione ed impotenza, un sentimento di svalutazione di sè e degli altri.

•La pedofila omosex - La donna trasferisce su una bambina l’amore che non ha ricevuto dalla mamma. Si identifica con la piccola, vittima delle sue attenzioni, e vede nella bimba ciò che lei stessa era alla sua età ed attraverso l’abuso, non necessariamente invasivo, riesce a colmare le carenze affettive subite.
Questa breve trattazione non è nata con l’intento di voler essere esaustiva e far luce sul fenomeno tanto complesso e poco studiato della pedofilia al femminile. Ma il primo passo per riuscir ad illuminare un fenomeno altrimenti sotterrato e tenuto nascosto perché troppo orrendo per essere accettato dalle nostre coscienze è quello di iniziare a scrivere della sua esistenza. Solo così si può pian piano acquistare consapevolezza che esistono tali orrori altrimenti impensati ed è proprio con questa consapevolezza che è possibile accorgersi che in una famiglia, o in un bambino, c’è qualcosa di strano.

Chi conosce Alice Miller alle universita'?

Alice Miller? No grazie. Di Andrea Vitale

.."Se digitate il nome Alice Miller nella casella “trova” della facoltà di Psicologia nelle diverse università italiane, avrete sempre la stessa risposta: nessun risultato.

Nel complicato mondo della psicologia, la spiegazione del male ha noccioli talvolta bizzarri e spesso contrapposti. Freud ha detto che il male dell’anima dipende dal fatto che i bambini – maschi – vogliono possedere sessualmente la madre ma che si scontrano contro il padre e la sua implicita minaccia di castrazione, ragion per cui cadono nel conflitto tra possedere e rinunciare, e solo se riescono a far propria questa seconda scelta si liberano della nevrosi potendo infine crescere sani. Una tesi che impegna quattro righe di testo per essere esposta e che ha delle indubbie contraddizioni, come quella di valere per i maschi e non per le femmine, ma anche di valere se il padre non è ostile e non minaccia evirazione, oppure se questi maschi non hanno un padre, essendo figli di madri vedove o separate o prive di compagno, o ancora, seppure in casi poco frequenti, se vengono fatti oggetto di abusi sessuali da parte della madre...
Una figlia uccide sua madre.
Cara Alice,

ho tradotto in polacco alcune pagine (una storia di una ragazza di 18 anni la quale ha ucciso sua madre, ci sono altre simili storie dei pazienti di Maria Rita Parsi) dal libro di Maria Rita Parsi Cuore di mostro perché voglio che questo libro venga pubblicato qui in Polonia, forse ti ricordi ancora il polacco.

AM: Sono stata profondamente toccata dalla storia che mi hai mandato, ti ringrazio di averlo fatto. Temo che la madre che è stata uccisa da sua figlia non è una grande eccezione, ci sono molte donne che tengono il segreto dei maltrattamenti subiti nella loro infanzia a costo di tanti loro bambini, distruggono le loro vite senza pensarci due volte cosi non devono ricordare le torture alle quali sono sopravvissute loro stesse. Ciò che è davvero un'eccezione in questa storia è la descrizione precisa del carattere diabolico di questa donna che la figlia qui presenta. La maggior parte dei figli non e’ in grado di VEDERE la madre in questo modo cosi chiaro. Per questo motivo puoi mandarci la versione italiana di questo testo, se vuoi.

Maria Rita Parsi sulla violenza sugli uomini.